tontonews

Prologo

Nel 1871, l’inventore Antonio Meucci, italiano emigrato in America, deposita il brevetto di un’invenzione destinata a rivoluzionare la comunicazione tra gli uomini: il “telegrafo parlante”, in seguito chiamato “telefono”.
Meucci aveva realizzato il primo “telegrafo parlante” nel 1854, e lo adoperava per comunicare dalla sua cantina-laboratorio alla camera della moglie, a letto per una malattia. Perseguitato dalla miseria, il geniale inventore rinnova il brevetto per qualche anno, grazie alle collette di un gruppo di amici, sinché è costretto a lasciarlo decadere.
Nel 1876, l’insegnante scozzese Alexander Graham Bell brevetta un suo telefono e lo presenta in pubblico all’esposizione mondiale di Filadelfia, inaugurando la trasmissione con il monologo dell’Amleto. Tra il povero Meucci e il più ricco Bell inizia una battaglia legale che, inutile dirlo, si concluderà a favore di Bell, a cui la Corte suprema degli Stati Uniti assegna l’invenzione del telefono.
Del resto, è lecito pensare che l’idea originale del telefono, idea che presuppone il rapporto tra un individuo che parla e un altro che sente, potesse venire al signor Bell, di professione insegnante di linguaggio per sordomuti? Sì, se si pensa che i miliardi di parole che, ogni giorno, si muovono attraverso doppini di rame, fibre di vetro, satelliti, postini e corrieri, rivelano che, se è vero che gli uomini comunicano di più, non è detto che comunichino meglio.

G. G.