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Nel 1876, il criminologo Cesare Lombroso, dopo aver compiuto centinaia di autopsie su uomini e animali, e dopo aver esaminato centinaia di crani di delinquenti, scopre che, sia in alcuni animali inferiori, sia in certi criminali, è presente una fossa nell’occipite: uno dei segni morfologici che rivelerebbero il criminale nato. Cesare Lombroso, ritenendo che alcuni parametri fisiologici, come ritmo cardiaco e del respiro, sudorazione e pressione arteriosa, possano dimostrare se un individuo stia mentendo o meno, inventa anche la macchina della verità. La macchina della verità sarà ulteriormente sviluppata dall’americano Leonard Keeler, verrà usata per la prima volta in tribunale nel 1935, e si rivelerà utile per chi decide di “cantare”. Nello stesso anno, per pura coincidenza, l’ingegnere John Laurens Hammond inventa l’organo Hammond: il primo organo elettrico moderno, destinato ad accompagnare, con timbro inconfondibile, molti cantanti di jazz e di musica popolare tra gli anni ‘40 e ‘60.
Mi ricordo che a mio cugino, già da piccolo, tutti dicevano... Fenuto cu la capa! Scasciavarlire! Ruospo! Ciuto! Ndfuto!
Ma non è vero niente che già da piccolo era un po’ mafioso, cafone, scansafatiche e scemo. Altrimenti, adesso non sarebbe quello che è: assessore regionale ai Lavori pubblici e sindaco del nostro paese. Insomma, un uomo impurtante (anche se, quando passa, si sente una feta di musca...).
È che da un po’ di tempo è nel mirino dei soliti maligni: almeno mirassero giusto! Ma non è vero niente di tutto quello che dicono: in tutta la sua vita non ha ricevuto neanche un centinaio di avvisi di garanzia, saranno 99 al massimo. Che non vuol dire niente: è come ricevere le bollette del gas. E poi è più protetto lui di chi persica col preservativo.
E non è assolutamente vero che è camorrista. No. È mafioso da sempre. E mai tradirà i suoi ideali, neanche per una scafaria. Voi lo sapete che qui siamo nel regno della camorra, ma mio cugino è un uomo generoso e temerario che ha sempre lottato per i diritti delle minoranze. Non è stato facile e ci sono stati parecchi battibecchi. Adesso hanno deciso che ogni 19 luglio si vedono tutti, compreso il capo dei pompieri, per il compleanno di mio cugino e si dividono la torta: una fetta a uno, tre fette all’altro, cinque fette all’altro ancora. ‘O pompiere ha l’incarico di spegnere le candeline. E il piatto lo fanno leccare alla manovalanza.
Infatti egli è un uomo altruista. Mi ricordo, da ragazzo, quando ha cavato gli occhi a nostra cugina. Isso l’aveva fatto solo perché aveva appena accoltellato il padrone del bar milord che non gli aveva ancora pagato il pizzo. C’era ‘nu poco di sangue, ed è per questo che mio cugino ci ha cavato gli occhi a nostra cugina: non perché non testimoniasse, no di certo, ma perché quella mbirducuta non vedesse chisso brutto spettacolo, assai sconveniente per una giovane creatura!
Isso è ben voluto da tutti perché a lui ci è stato sempre naturale ottenere il consenso: è così simpatico che soltanto a lui ci arrivano stanziamenti pubblici, appalti, subappalti, tangenti, rolex, mitragliatori Kalashnikov e Thompson, rivoltelle a tamburo Smith e Wesson calibro 38 special, bombe a mano, donne, coca e altre forme di stima.
È anche spiritoso. Ero presente e posso testimoniare quando a un uomo politico molto, ma molto più importante di lui, il nome non ve lo posso dire ma se volete ve lo scrivo, ci ha detto: “La conoscete la differenza tra auto blu e rosso Ferrari?”. E gli ha mollato cinquecentomila euro sull’unghia. Quello gli ha detto: “Miii... peccato che sono daltonico. Però li accetto volentieri, ma per darli in beneficenza alla ricerca sulla dinervazione lambdoidale del salnitraio”. Che cazzo di malattia è, solo lui lo sa. Ma mio cugino si è commosso, tanto che gli ha regalato pure un orologio d’antiquariato Patek Philippe Torre Eiffel del 1955 con la cassa che ricorda la famosa torre innocenti di Parigi, che tanto lui non sapeva neanche leggere l'ora, e che aveva preso giustamente in prestito a una donna di facili costumi della mulèn ruje, una cocotte polacca di un metro e sessantacinque comprese le piume, perché non l’aveva pienamente soddisfatto come lui intendeva.
Isso ha sempre amato la giustizia: ha sempre giustiziato chi non la pensava come lui. Da bambino, garrottava le lucertole che gli attraversavano la strada. Era proprio coraggioso e temerario e guaddaruso.
Mio cugino è un uomo sincero e tollerante che non ha mai rinnegato il suo umile passato di figlio di contadini. Infatti la sua vigna è la più bella e rigogliosa di tutta la provincia: a scavare bene, si trovano almeno trenta quintali di ossa. E, anche adesso che è preso da mille impegni, continua ad amare la pace bucolica, il silenzio e l’omertà. Alla confusione, isso preferisce la criminalità organizzata. Al chiasso, isso preferisce i silenziatori.
L’unica cosa veramente triste che posso dire di mio cugino è che purtroppo non lascerà eredi. Meglio li ammazza.
È proprio per il suo buon cuore che tutti lo rispettano e tutti lo ricorderemo come un uomo veramente pulito: non ha mai lasciato un’impronta in vita sua. Si è bruciato i polpastrelli già da ragazzo, cosicché se tocca un bicchiere, che so, una tazzulella ’e caffé, che so, qualche corpo inanimato, non troverete un bel niente. Tutto pulito, meglio di una lavatrice ignis.
Certo che, per essere diffidente, è diffidente. Un giorno i boss si erano riuniti per fare due chiacchiere tipo la domenica sportiva nei magazzini di una fabbrica di imballi al suo paese, che è molto caratteristica perché è a forma di cupola. Lui arrivò per ultimo nel parcheggio, scese dalla sua porsche caienna e istintivamente tolse l’autoradio per paura dei ladri. E allora tutti si sono messi a ridere dicendogli: «Mii come lo controlli bene il tuo territorio, ah, ah!» Da allora nessuno li ha più visti. Ma non perché mio cugino è permaloso. Nossignore. Anzi, quando le famiglie gli chiedevano notizie, lui era affranto e diceva: «Lasciatemi solo, lasciatemi solo con il mio grande dolore.» Perché ci voleva veramente bene, mischino, e da allora è rimasto solo: amministratore unico.
Questo è veramente mio cugino. Anche se, come tutte le persone sensibili, intelligenti e complesse, è difficile scoprirlo a fondo, se nessuno lo prende in flagrante. Tutte le cose cattive che si dicono di lui sono pettegolezzi di gente invidiosa e pipitiana perché isso è arrivato in alto, molto in alto, su una montagna fetente di cadaveri che al mio paese chiamano La fossa occipitale, dove lui ha costruito una villa di duecento camere con i rubinetti tutti d’oro. L’ha fatta con i soldi accucchiati dall’ultimo terremoto, che tanto tutti sono morti e a nessuno i soldi gli ci avrebbero fatto veramente comodo. A lui, invece sì.
È grazie a lui, che è bene azzuddato, che ho avuto una pensione d’invalidità di guerra, una di grande invalido del lavoro e una di vecchiaia, e anche una pensione a Cesenatico. Anche se, grazie a Dio:
a) Sto bene.
b) Non ho mai faticato.
c) Ho trent’anni e sono esentasse fin dalla nascita.
È per questo che io gli voglio bene anche se non dovrei volergliene, perché mi aveva promesso il posto di presidente della Asl del mio paese, ma non me l’ha dato. L’ha dato all’altro nostro cugino, me’ canzuprino paparapallu.
È solo per questo che mi sono preso la libertà di parlare. Anche perché chi è in prigione come me dovrebbe concedersi ogni tanto qualche libertà: il mio medico mi ha detto che ciò gioverebbe alla salute. E perché spero che tutti ricominciamo a volerci bene come deve volersi bene una vera famiglia. Questa è tutta la verità, che ho detto non perché ce l’ho con lui, ma solo per amore della verità (anche se non mi fido molto ed è perciò che mi sono ammucciato).

Gaspé
(Il racconto La confessione è stato pubblicato in forma di fumetto su Linus nel 1994)